Jappe
Cemento. Arma di costruzione di massa
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Cartaceo 17,10 €
Il cemento ha cancellato tutte le peculiarità locali, tutte le tradizioni, e si è imposto come unica legge fin negli angoli più remoti del pianeta, dove l'arte di edificare un tempo rispondeva a una pluralità di tecniche e di immaginari. E così, uniformando i luoghi, ha esteso il proprio monotono regno al mondo intero.
Con una nuova postfazione del direttore di Altreconomia Duccio Facchini
Se c'è un materiale in grado di rappresentare la perfetta concretizzazione della logica capitalista, questo è il cemento. Realizzato con tecniche industriali e in quantità smisurate – con disastrose conseguenze non solo ecologiche ma anche sanitarie – ha ormai conquistato l'intero pianeta «uccidendo» l'architettura vernacolare, contribuendo all'oblio delle tecniche tradizionali e dunque al declino dell'artigianato, e annullando ogni differenza. Ma al di là della monotonia intrinseca di questo materiale, già denunciata dai situazionisti, a preoccupare è la sua adesione a quell'obsolescenza programmata che ha definitivamente trasformato le costruzioni in merce. Con conseguenze spesso tragiche come attesta il crollo del ponte Morandi a Genova. È dunque cruciale ricostruire la storia di questo materiale, analizzando tanto la narrativa proposta dai suoi numerosi sostenitori – di ogni tendenza ideologica – quanto le riserve dei suoi rari detrattori. E così Jappe ne ripercorre la storia, dall'epoca romana ai giorni nostri, evidenziando attraverso innumerevoli esempi i catastrofici danni che il suo massiccio utilizzo ha prodotto e continua a produrre.
Se c'è un materiale in grado di rappresentare la perfetta concretizzazione della logica capitalista, questo è il cemento. Realizzato con tecniche industriali e in quantità smisurate – con disastrose conseguenze non solo ecologiche ma anche sanitarie – ha ormai conquistato l'intero pianeta «uccidendo» l'architettura vernacolare, contribuendo all'oblio delle tecniche tradizionali e dunque al declino dell'artigianato, e annullando ogni differenza. Ma al di là della monotonia intrinseca di questo materiale, già denunciata dai situazionisti, a preoccupare è la sua adesione a quell'obsolescenza programmata che ha definitivamente trasformato le costruzioni in merce. Con conseguenze spesso tragiche come attesta il crollo del ponte Morandi a Genova. È dunque cruciale ricostruire la storia di questo materiale, analizzando tanto la narrativa proposta dai suoi numerosi sostenitori – di ogni tendenza ideologica – quanto le riserve dei suoi rari detrattori. E così Jappe ne ripercorre la storia, dall'epoca romana ai giorni nostri, evidenziando attraverso innumerevoli esempi i catastrofici danni che il suo massiccio utilizzo ha prodotto e continua a produrre.
Duccio Facchini è giornalista, scrittore e direttore della rivista mensile Altreconomia. È autore di numerosi libri tra cui Armi, un affare di Stato (Chiarelettere, 2012), Mi cercarono l'anima. Storia di Stefano Cucchi (2013), L'economia in classe (con Luca Martinelli e Pietro Raitano, 2017), Alla deriva. I migranti, le rotte del Mar Mediterraneo, le Ong: il naufragio della politica, che nega i diritti per fabbricare il consenso (2018), e Respinti. Le "sporche frontiere" d'Europa, dai Balcani al Mediterraneo (2022) con Luca Rondi, tutti pubblicati da Altreconomia.
introduzione - leggi
postfazione di Duccio Facchini - leggi
intervista all'autore su Reporterre - leggi
puntata dedicata al libro su RSI - leggi
intervista su radio popolare (dal minuto 40.35) - ascolta
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