Riprendendo il lavoro di Ivan Illich, Milani aggiorna il concetto di tecnologie conviviali adeguandolo al moderno mondo digitale e in particolare all'emergente campo della pedagogia hacker.
Prefazione di Davide Fant
Veicoli, elettrodomestici, computer, robot industriali, ovvero gli esseri tecnici – come li definisce Milani – vivono insieme a noi e ci rendono sempre più potenti, permettendoci persino di superare i limiti dello spazio e del tempo grazie allo straordinario potere delle reti digitali. Sono l'ossatura del mondo in cui viviamo, i nervi e i muscoli del sistema. Tuttavia le gerarchie oppressive che spesso caratterizzano le nostre società si replicano anche nelle relazioni fra esseri umani e esseri tecnici, producendo una tecnocrazia in cui o si è schiavi delle macchine oppure si cerca di comandarle e governarle. Ne consegue una doppia narrazione che contrappone tecnofobi e tecnofili: i primi convinti che il dominio delle macchine sia la causa di tutti i mali, i secondi che le macchine siano la soluzione a ogni problema. Eppure, ci dice Milani, un'altra evoluzione è ancora possibile. Se da un lato il sistema tecnocratico in cui viviamo è il frutto di scelte quotidiane di delega, sottomissione e conformismo rispetto alla gestione del potere tecnico, dall'altro l'attitudine e la pedagogia hacker rappresentano lo sguardo curioso di chi è alla ricerca di un uso conviviale della tecnologia, convinto che gli esseri tecnici non siano solo strumenti al servizio degli umani, ma al contrario legittimi "abitanti" del pianeta Terra, ognuno con le sue caratteristiche, inclinazioni e vulnerabilità. Esseri con cui dovremmo condividere relazioni libere e di mutuo appoggio.