Ward, Goodway
Lo sguardo anarchico
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Una società che si organizza senza autorità esiste da sempre, e resiste come un seme sotto la neve, sepolta sotto il peso dello Stato e della sua burocrazia, del capitalismo e dei suoi sprechi, del privilegio e delle sue ingiustizie, del nazionalismo e della sua lealtà suicida, della religione e delle sue superstizioni.
Con il peculiare sguardo anarchico che gli è proprio, Colin Ward, per oltre mezzo secolo, ha guardato alla società in modo non convenzionale cercando – negli interstizi, nelle crepe, negli spazi lasciati liberi dalle istituzioni – le espressioni altrimenti poco visibili di quell'inesauribile resistenza popolare all'omologazione basata su una creatività solidale e su un uso alternativo dello spazio e delle risorse. Un uso alternativo ai prevalenti modelli gerarchici e burocratici, così come all'assistenzialismo e alla mercificazione. Un uso comunitario e tendenzialmente egualitario e libertario in cui il suo occhio – come racconta in questa intensa conversazione con l'amico Goodway – vede il seme di un'anarchia reale. Un'anarchia cioè che è già, per lo meno potenzialmente, nel fare: non solo nelle cose che vengono fatte ma anche nel modo in cui vengono fatte. Un fare che non risponde più a grandi sogni palingenetici ma a reali bisogni di abitazione, lavoro, gioco, consumo, trasporto…