Boni
Homo comfort
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Interrogare la comodità, individuare i suoi effetti collaterali, per lo più ignorati o sottaciuti, scuote le fondamenta di quello che riteniamo il nostro irrinunciabile benessere sensoriale, consentendoci di cogliere non solo quello che abbiamo ottenuto ma anche quello che abbiamo irrimediabilmente perduto.
La vita comoda piace a tutti, ma è proprio questa accettazione generale e acritica che va investigata per comprendere i cambiamenti epocali indotti dall'imperante ipertecnologia. Prepotentemente entrata nella nostra routine quotidiana, la comodità è diventata non solo uno stile di vita ma anche un modo di conoscere che ha plasmato la cultura materiale, i processi cognitivi e gli stessi modelli valutativi. Si configura dunque come un fatto sociale totale che ci consente di indagare la cesura antropologica che ha dato vita – quanto meno nel mondo occidentale e occidentalizzato – a una forma inedita di umanità: l'Homo comfort. Un'umanità che va liberandosi della fatica e del dolore, ma che al contempo accetta in contropartita un malessere esistenziale sempre più diffuso, insieme alla perdita di facoltà sensoriali e abilità conoscitive, costruite nel corso dei secoli, che la rendono sempre più dipendente da una tecnologia onnipresente di cui ha scarsa o nulla cognizione.