Latour
Disinventare la modernità
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"La freccia del tempo, l'idea di progresso, la convinzione che esista una Natura universale e oggettiva, la lotta manichea tra irrazionale e razionale, la separazione di fatti e valori, l'emancipazione da miti e soggettività: tutto questo per Latour è l'incubo della modernizzazione. Che tuttavia non lo porta al catastrofismo, all'indifferenza post-modernista o alla reazione anti-moderna. Semplicemente perché la modernità trova in sé stessa il suo fallimento." - Telmo Pievani
I politici snocciolano sempre più spesso presunti «dati scientifici» nei loro discorsi. Conservatori o progressisti che siano, tutti si affannano ad assicurarsi il sostegno di qualche «dato certo», fornito da «esperti», per le loro opinioni e per le loro decisioni. Come se vi fossero certezze sui fatti e univocità di interpretazioni. Le scoperte scientifiche e le innovazioni tecnologiche hanno contribuito a creare il nostro mondo moderno. L'hanno reso più vivibile e confortevole. Ma nessun esperto, nessuno scienziato può controllare e prevedere ogni cosa. E gli «effetti collaterali» dello sviluppo si moltiplicano e amplificano. Che fare? Che fare se l'intreccio di fatti e valori sembra destinato a riproporsi, a dispetto del progresso e della modernità, e diversi sistemi di valori si affrontano? Latour in queste brevi conversazioni delinea una risposta forte. Bisogna «disinventare» la modernità e costruire spazi di mediazione, di negoziazione fra diverse culture, saperi e tradizioni. Solo attraverso l'idea di un mondo comune potremo comprenderne la pluralità.