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Central Park un’isola di libertà

copertina

Cartaceo 14,25 € E-book 6,99 €

Central Park, quest'isola nell'isola, non è solo un parco pubblico ma anche un luogo dell'immaginario che ci parla del sogno americano e delle sue contraddizioni, dell'America opulenta che celebra lo splendore della natura nel cuore di una metropoli convulsa, e degli esclusi che nei meandri del parco trovano il loro precario rifugio. E sta qui l'eccezionalità di questo parco: essere stato per quasi duecento anni lo straordinario palcoscenico dove è andata in scena la vicenda umana di una città e di un paese.

Central Park è una vasta area verde nel centro di Manhattan da sempre percepita come uno spazio pubblico di libertà in cui accedere senza barriere, proprio come lo avevano progettato, a partire da metà Ottocento, gli architetti del paesaggio Olmsted e Vaux. Un parco urbano pensato per la «gente comune», che tuttavia aspira a riportare nel cuore di New York la wilderness originaria (quando l'isola era abitata dagli indiani Wecquaesgeek). Ed è proprio il mito tutto americano della natura selvaggia che spinge Olmsted e Vaux, ispirati dalla visione proto-ecologista di Thoreau, a ideare un parco che non intende addomesticare la natura e che piuttosto invita il visitatore a scoprirne la bellezza selvatica percorrendo un intrico di viottoli in cui è facile perdersi. Ma anche ritrovarsi. Perché Central Park è tradizionalmente quello spazio aperto in cui è facile incontrarsi, e scontrarsi: non a caso è qui che si radunano le grandi manifestazioni di protesta newyorkesi. Uno spazio di libertà che si rivela dunque cruciale per comprendere la storia sociale di un intero paese.