Pezzica
La rivoluzione comincia ora
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Quello era il secondo tentativo. Il primo era sfumato nel maggio del 1937, ma Pio mica ci aveva rinunciato a far la pelle al duce. E ora ecco che si presentava l'occasione buona: le vacanze estive che Mussolini avrebbe trascorso a Riccione la prima settimana di agosto del 1938. Non c'era tempo da perdere. Gli autori dell'attentato sarebbero stati lui e Domenico: erano tutti e due di quelle parti e sapevano come muoversi.
Pio Turroni (1906-1982) per tutta la vita lavora come muratore. È un uomo semplice, un autodidatta, ma la sua non è affatto una storia semplice. Schedato a sedici anni come sovversivo, diventa ben presto uno dei più importanti (e sorvegliati) anarchici italiani, intimo amico di militanti internazionalmente noti come l'ucraino Nestor Machno, quando è ormai esule in Francia, o come l'italiano Camillo Berneri, di cui è il più stretto collaboratore quando nel 1937 gli stalinisti lo ammazzano a Barcellona. Combatte, e non in senso metaforico, il nazifascismo, il franchismo e lo stalinismo, anche se sono le democrazie a mandarlo ripetutamente in galera. Collabora con Garosci, Lussu, Valiani e molti altri «fuoriusciti» antifascisti, con i quali scappa fortunosamente da Marsiglia allo scoppio della seconda guerra mondiale. E tenta, con altri anarchici italiani e spagnoli, di far fuori Mussolini per ben tre volte. Senza riuscirci, ma senza smettere un solo istante di combattere il fascismo in qualsiasi parte del mondo si trovi. Uomo d'azione e non di lettere, nondimeno fonda giornali e case editrici. Ecco, questo è stato Pio Turroni, mani callose, passione anarchica.