Cerbini
Narrazioni e contronarrazioni del carcere
PROSSIMA USCITA
Analizzando da antropologa le pratiche ibride della gestione penitenziaria contemporanea – dalle forme di cogestione e autogestione diffuse in Sud America al neo-pentecostalismo carcerario in ascesa in Europa e Stati Uniti–, Cerbini interroga i modelli consolidati basati su ordine, disciplina e isolamento, evidenziandone il superamento e gettando così le basi per una nuova interpretazione del carcere oggi.
Cosa succede quando il concetto di istituzione totale e i suoi corollari non sono più utili a definire l’esperienza dell’incarcerazione? Quando un carcere comincia ad assomigliare a un quartiere urbano? Quando particolari gruppi esterni o interni ai penitenziari ne assumono il controllo? Quando l’incarcerazione di massa selettiva diventa sistemica? Superando i paradigmi di interpretazione elaborati nel secondo Novecento da Foucault e Goffman, Cerbini cerca di rispondere a questi interrogativi con lo sguardo dell’antropologa, ovvero partendo dalle esperienze dei soggetti che il carcere lo vivono, dalla loro visione del mondo. Un radicale cambio di prospettiva, reso possibile dalle numerose etnografie condotte all’interno degli istituti di pena nell’ultimo decennio, che non solo fa emergere un vissuto in grado di resistere alla multiforme violenza del carcere, ma che permette altresì di riconsiderare le connessioni e la continuità tra il dentro e il fuori, tra il carcere e la società. Ci troviamo così di fronte a vere e proprie contronarrazioni che, in un continuo rimando tra contesti geografici e sociali molto diversi, tentano di decolonizzare i saperi e gli immaginari penitenziari contemporanei, fornendo al contempo nuovi strumenti per la comprensione di un fenomeno sempre più diffuso anche nelle società occidentali.