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Jourdain

Elinor Ostrom: l’autogestione dei beni collettivi

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PROSSIMA USCITA
Partendo dalla considerazione che l'intera storia evolutiva attesta la capacità dell'essere umano di cooperare ed elaborare regole per gestire in modo condiviso l'interesse comune, Jourdain dimostra come i beni comuni possano avere un futuro a patto di costituire una nuova matrice per ripensare non solo l'economia ma anche la politica.

Il pensiero economico ha storicamente immaginato due soluzioni per impedire lo sfruttamento incontrollato delle risorse collettive – come le fonti idriche o i pascoli – e così evitare quella che Garret Hardin definì la "tragedia dei beni comuni": la privatizzazione, che incoraggia i proprietari a una gestione razionale attraverso il mercato; o la nazionalizzazione, che attribuisce allo Stato il ruolo di pianificare l'utilizzo e riscuotere i tributi. Tuttavia l'interesse privato e la concorrenza (per i sostenitori del mercato) o la burocrazia e la centralizzazione (per i sostenitori dello Stato) sono solo due dei tanti modi in cui è possibile gestire e distribuire le risorse, modi che peraltro in molte occasioni hanno dimostrato la loro inadeguatezza. Proprio a partire da queste considerazioni e dal lavoro fondativo di Elinor Ostrom, Jourdain ci mostra come queste due soluzioni si basino su una premessa antropologica tanto astratta quanto errata, quella dell'individuo egoista, non collaborativo e avulso dalla comunità. Svelato l'inganno, Jourdain (via Ostrom) dimostra al contrario che i beni comuni sono inscindibili dalle comunità, e quindi da un senso collettivo che porta gli individui a negoziare e comunicare in una prospettiva irriducibile agli interessi egoistici immediati. Si profila così una solida alternativa che in contrasto con le due forme di appropriazione, privata e statale, offre una soluzione concreta per riappropriarsi del bene pubblico: l'autogestione dei beni collettivi.