Giacopini
Non ho bisogno di stare tranquillo
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Agosto 1913, dispaccio urgente del questore di Ancona: 'Raccomando a tutti gli uffici di occuparsi segretamente di lui, seguirne le mosse, indagare sullo scopo del suo viaggio, accertare le persone alle quali si accompagna, penetrare per quanto è possibile nel movimento anarchico che si determinerà certamente al suo apparire e non sospendere la vigilanza che quando si darà definitivamente a sera nel proprio alloggio'. Lui è Errico Malatesta, il rivoluzionario più temuto da tutti i governi e le questure del regno…
Roma, quartiere Trionfale, via Andrea Doria. È il 10 novembre del 1931. Costretto ai domiciliari – una bombola di ossigeno accanto al letto e due poliziotti sul pianerottolo – un vecchio ripensa, senza nostalgie e senza rimpianti, a una straordinaria esistenza di complotti, fughe, scioperi e insurrezioni. E i ricordi si fanno teatro della memoria, arma politica. Nell'arco di una giornata scandita dal battito di una pendola bugiarda, l'uomo acclamato come il «Lenin d'Italia» rivede l'intera sua vita e ancora se ne stupisce: i giorni della Banda del Matese e le carceri del regno, l'esilio a Londra e l'avventura in Argentina, il ritorno da clandestino e le occupazioni del «biennio rosso». Sessant'anni di anarchia, rivolte, rivoluzioni, si intrecciano con la storia d'Italia e con le battaglie del movimento operaio in tutto il mondo. Stremato dalla vecchiaia, e dai fascisti, il vecchio ricorda e resta sereno. Non ha mai vinto, ma non si sente sconfitto. E non ha voglia di stare tranquillo.