Per Reclus, la storia della Terra non è una semplice descrizione fisica dei processi evolutivi che si sono succeduti ma una visione complessiva che dà conto dell'intersezione tra storia naturale e storia umana. In altre parole, è la storia della «natura che prende coscienza di se stessa».
Se si parla di Reclus, non si può non parlare di «geografia sovversiva», e in almeno due sensi. Infatti, al di là di essere un celeberrimo geografo, è stato anche un notissimo sovversivo, autore di articoli e opuscoli dichiaratamente anarchici. Ma si può parlare di geografia sovversiva reclusiana anche in un altro senso, più «disciplinare». Reclus infatti sovvertì letteralmente la geografia: fu uno dei geografi – probabilmente il più geniale – che portò la disciplina geografica da una concezione prevalentemente fisica e politica a una concezione in cui gli elementi fisici e naturali sono strettamente intrecciati a quelli sociali e antropologici. Vero e proprio «ecologista sociale» ante litteram, Reclus merita di essere ricordato non solo per i suoi colossali contributi scientifici, ma anche per il suo più duraturo retaggio intellettuale, ossia per il contributo da lui dato – con almeno mezzo secolo di anticipo – allo sviluppo di una visione ecologica del mondo e della società.
Andreco (Roma 1978), all'anagrafe Andrea Conte, unisce una formazione scientifica, dottorato in Ingegneria Ambientale, collaborazioni post dottorato con Università di Bologna e Columbia University di New York sulle infrastrutture verdi per la gestione sostenibile delle risorse in diverse condizioni climatiche, con un percorso artistico che investiga i rapporti tra spazio urbano e paesaggio naturale, tra uomo e ambiente, realizzando progetti che vanno a comporre un'unica ricerca multidisciplinare. Le opere di Andreco sono state esposte in manifestazioni artistiche istituzionali, musei e gallerie di tutto il mondo tra cui La Biennale di Architettura di Venezia (2018), La Triennale di Milano (2018), la Saatchi Gallery di Londra (2017), il Centro per L'Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato (2017), il MACRO di Roma (2013). Vincitore del Premio Speciale del "Talent Prize 2017" al Museo Macro di Roma e, nel 2016, Vincitore di Jazzi, il concorso di idee per la rigenerazione rurale.
John P. Clark, (New orleans 1945) professore emerito di filosofia alla Loyola University di New Orleans, oggi dirige il centro di ricerca «La Terre Institute for Community and Ecology». Da sempre impegnato nella vita della sua comunità, ha partecipato attivamente ai gruppi di mutuo appoggio nati in seguito alle distruzioni causate nel 2005 dall'uragano Katrina e, più recentemente, ha collaborato con gruppi come No Bayou Bridge, 350 NOLA e Extinction Rebellion. Come direttore del «La Terre Institute » svolge attività educativa sia a New Orleans sia a Bayou La Terre, un sito di 88 acri nel cuore della foresta costiera della Louisiana. Autore di numerosi saggi, tra cui The Impossible Community, Between Earth and Empire: From the Necrocene to the Beloved Community e The Surregionalist Manifesto and Other Writings (pubblicato con lo pseudonimo di Max Cafard), per elèuthera ha inoltre curato l'antologia di Élisée Reclus, Natura e società, scritti di geografia sovversiva (2022).