Rediker
Il piantagrane: storia di Benjamin Lay
Cartaceo 17,10 €
Quando nei primi decenni del Settecento l'ex marinaio Benjamin Lay inizia la sua battaglia contro l'Olocausto nero, gran parte del mondo considera la schiavitù una realtà naturale e immutabile quanto il sole, la luna e le stelle. Fino a quel momento, nessuno ha mai preso una posizione così militante, intransigente e universale. Benjamin vuole la libertà, e la vuole subito: nasce così il primo movimento sociale del mondo moderno.
Nel 1738 il quacchero antinomiano Benjamin Lay pubblica un libro fondamentale per l'abolizionismo atlantico. Eppure, nonostante la notorietà raggiunta all'epoca, anche per le colorate e pungenti performance che mette in scena per esecrare e ridicolizzare i padroni schiavisti, nel giro di qualche decennio la vicenda esistenziale di questo irriducibile piantagrane cade nell'oblio, forse perché stona con la narrazione ufficiale del movimento antischiavista. Lay infatti non è un «santo gentiluomo», non ha un'istruzione formale ed è troppo indisciplinato. In effetti, il suo «illuminismo dal basso» traccia una diversa genealogia dell'abolizionismo che non rimanda all'illuminismo colto delle élite bensì alle idee radicali della Rivoluzione inglese e a quei semplici lavoratori manuali, commoners come lui, che le hanno incarnate. Con passione e rigore storico, Rediker ci restituisce il ritratto di un uomo «fuori dall'ordinario» nello spirito e nel corpo (era affetto da nanismo), che oggi ci appare molto moderno. Un audace visionario che quasi trecento anni fa ha messo in pratica ideali di democrazia e uguaglianza che anticipano nuovi modi di prefigurare il futuro.