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Day

Gramsci è morto dall'egemonia all'affinità

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Cartaceo 18,05 €

Novecento addio! O almeno è stato questo il grido che è risuonato a inizio anni Duemila quando sulla scena politica globale hanno fatto irruzione movimenti sociali radicali molto diversi tra loro ma tutti assimilati dal rifiuto del principio egemonico. Oggi la loro forza propulsiva si è andata attenuando, ma non la loro ragion d’essere. Perché l’aspetto più interessante e vitale di quell’epoca non è stato solo il fatto di combattere l’ordine esistente, ma soprattutto il modo in cui si sono autorganizzati per farlo.

Smarcandosi da quella logica egemonica di matrice gramsciana che ha conformato l’immaginario politico del ventesimo secolo, l’evoluzione anti-totalitaria dei nuovi movimenti sociali ha portato a configurazioni inedite che hanno riproposto «l’assalto al cielo» lontano dai miti e dai dogmi di quell’immaginario. Al suo posto è andata affermandosi una logica dell’affinità basata su modalità organizzative e decisionali orizzontali di chiara matrice libertaria. Non a caso tutte le lotte radicali della postmodernità – antisessiste, anti-razziste, anti-capitaliste, indigeniste, altermondialiste… – hanno chiaramente mostrato come l’idea di una liberazione cosmopolita sotto un unico segno sia una fantasia non solo modernista ma di fatto totalitaria. Ed è appunto questo il punto centrale della riflessione di Day: mostrare – con un occhio attento al «laboratorio Italia» – come le persone possano realizzare ciò che desiderano in modo autonomo, orizzontale e locale, riducendo al minimo dominio e sfruttamento.