Feyerabend
Conoscenza e libertà scritti anarco-dadaisti
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Davvero extra scientiam nulla salus? Ma una scienza convinta di detenere l’unico metodo corretto è di fatto un’ideologia, e le ideologie si trasformano spesso in religioni dogmatiche. Se però abbandoniamo la trionfale (e illusoria) narrazione ufficiale e guardiamo alla scienza con un irriverente sguardo anarco-dadaista, ci rendiamo allora conto che la scienza ha sempre progredito per catastrofi e sconvolgimenti, errori e rotture di paradigmi. Ovvero senza metodo e senza autorità, praticando il più sfrontato opportunismo metodologico.
Fra i più originali e controversi interpreti della filosofia della scienza del Novecento, Feyerabend si è distinto per un pensiero radicalmente anticonformista e uno stile volutamente provocatorio. Il suo approccio anti-metodologico, frutto di una «teoria anarchica della conoscenza», ha spinto l’epistemologia a fare i conti con le peculiarità e i limiti della razionalità umana, invitandola a guardare la scienza da una prospettiva storico-etnografica piuttosto che logico-formale. Sotto questa nuova e rivoluzionaria luce, le teorie scientifiche più coraggiose, come la «nuova scienza» di Galileo o la relatività di Einstein, appaiono più il risultato di azzardate scommesse contrarie all’evidenza che costruzioni coerenti basate su dati neutrali e criteri universali. Nei testi raccolti in questa antologia, che testimoniano della sua vicinanza a un pensiero libertario, eterodosso ed eretico, Feyerabend non solo presenta in forma discorsiva la propria visione epistemologica, ma la colloca in un quadro etico e politico complessivo che ha come obiettivo la promozione di una società libera.