Paolella
Architetture indisciplinate
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Per Lucien Kroll, «l'ordine regna» potrebbe essere il motto dell'architettura mainstream, ovvero quella perseguita da organismi internazionali, amministrazioni pubbliche e università. Un'architettura demiurgica e tecnologica che si è associata ai poteri forti adottando la loro – omologante – idea di ordine. Ma c'è un'altra architettura, molto più «indisciplinata», che da tempo batte strade diverse, interagendo con il «disordine» che viene dal basso e spalancando così le porte a una straordinaria creatività collettiva.
Apparentemente, l'architettura è tornata a essere uno strumento nelle mani di potenti ed esperti, perdendo tutta la sapienza vernacolare accumulata in millenni di abitare autogestito. Apparentemente, gli architetti si sono ormai arresi alle grandi committenze pubbliche e private, abdicando a ogni funzione critica. E tuttavia esiste una corrente – minoritaria, ma presente in tutto il mondo – che appare non solo molto più attenta ai temi ambientali e sociali, ma anche meno autoreferenziale e soprattutto meno propensa a ubbidire alle richieste dei poteri forti. Partendo dai lavori e dalle riflessioni di architetti come Geddes, Morris, Turner, Ward, Kroll e Illich, Paolella ripercorre le esperienze di centinaia di architetti «anomali» che hanno progettato con le comunità al di fuori dei linguaggi disciplinari e delle regole codificate, senza per questo rinunciare al loro mestiere. Si delinea così un diverso modello di architettura che con modalità semplici – e in sintonia con i luoghi e le culture – riesce ad attivare gli abitanti nella riconfigurazione dei propri insediamenti. Con risultati sorprendenti.