Nota introduttiva a ‘Dialoghi immaginari su anarchia e libertà’

Filippo Trasatti

2024-05-06

INDICE DEL LIBRO:

Nota introduttiva // UNO Mikhail Bakunin. Creazione e distruzione // DUE Louise Michel. La zattera della Medusa // TRE Sébastien Faure. Una visita all’alveare // QUATTRO Emma Goldman. L’amore secondo Red Emma // CINQUE Pëtr Kropotkin. Mappe dell’anarchia // INTERMEZZO Café DAda // SEI Otto Gross. Anarchico, psicoanalista, cantore del libero amore // SETTE Gustav Landauer. Destatalizzare gli individui // OTTO Paul Goodman. Libertà, crescita, spontaneità // NOVE Living Malina. Il teatro come rivoluzione // Bibliografia minima

  • Y’en a pas un sur cent et pourtant ils existent La plupart Espagnols, allez savoir pourquoi.* Léo Ferré, Les Anarchistes

L’idea germinale per questo libro, come qualcuno immaginerà, sta nelle intriganti interviste impossibili che ho ascoltato da ragazzino su Mamma Rai: Italo Calvino intervistava l’uomo di Neanderthal, Andrea Camilleri Federico II, Umberto Eco Pitagora, e così via. È una formula che mi ha accompagnato nel tempo e che ho utilizzato a lungo nell’insegnamento: restituire in modo vivido il pensiero di un filosofo o di un personaggio storico immaginando di intervistarlo richiede non solo lo studio dei suoi scritti e della sua biografia, ma anche la capacità di immaginare un contesto preciso, delle posture, una voce, per quanto approssimativa. Da qui l’idea e il desiderio di ridare voce ad alcuni personaggi noti e meno noti della storia dell’anarchismo attraverso dialoghi immaginari che li facciano conversare per lo più con le stesse parole che hanno utilizzato nei loro scritti (memorie, saggi, interviste). Perché, come diceva Emma Goldman, una delle protagoniste di queste conversazioni immaginarie, è necessario parlare di anarchismo non solo come qualcosa di astratto, ma come di idee che s’incarnano nel corpo e nella vita.

Ecco allora comparire come personaggi in carne e ossa, collocati all’interno di un contesto storico preciso, alcune delle donne e degli uomini, alcuni notissimi, altri meno, che in circa un secolo, hanno tracciato la storia dell’anarchismo, dalla fine del XIX secolo fin quasi alla fine del XX.

Incontriamo così a Ischia il vecchio Bakunin, ormai quasi italiano d’adozione, mentre conversa amabilmente a tavola con la principessa Zoé Obolenskaja, e con vari amici e compagni rivoluzionari, dei problemi dell’Italia risorgimentale e di progetti per il futuro.

A Londra, un giornalista scientifico del «National Geographic» sorseggia un tè con il vecchio Kropotkin discutendo di geografia, evoluzionismo e mutuo appoggio.

A New York, Emma Goldman parla di amore e rivoluzione in un’epoca, prima della Grande Guerra, in cui la città brulica letteralmente di riviste, fanzine, gruppi, Café anarchici gestiti soprattutto da immigrati europei, italiani, polacchi, tedeschi. E nella stessa città, a distanza di mezzo secolo, incontriamo Paul Goodman, pacifista, romanziere, saggista raffinato, uno degli intellettuali anarchici americani più influenti per la generazione degli anni Sessanta, che discute di come combattere il Sistema dall’interno con le sue proposte di utopia concreta.

A lui fa spesso riferimento Judith Malina, fondatrice insieme a Julian Beck, del Living Theatre, un gruppo radicale che per decenni ha calcato le scene internazionali, sovvertendo senza sosta il modo tradizionale di fare teatro con spettacoli che coinvolgono il pubblico e lo spingono a scendere nelle strade per cambiare il mondo.

E poi ancora il freudiano ribelle Otto Gross, «prigioniero politico» in una clinica psichiatrica austriaca, alle prese con gli psichiatri che lo detengono e ne raccontano la storia, a modo loro…

In una Monaco in piena Rivoluzione dei Consigli, Gustav Landauer, anarchico e mistico, designato responsabile della cultura del governo rivoluzionario, parla con un giovane studente universitario di riforma della scuola, di anarchia, rivoluzione e letteratura.

A Rambouillet, non lontano da Parigi, Sébastien Faure illustra la sua scuola libertaria, La Ruche, a un accigliato e più che perplesso ispettore, inviato dal Provveditorato agli Studi per condurre un’attenta ispezione.

Poco lontano, nella capitale, una giovane ammirata intervista l’eroina della Comune di Parigi, Louise Michel, la petroleuse per eccellenza, e ricostruisce insieme a lei la sua vita dall’infanzia all’impegno rivoluzionario, alla deportazione in Nuova Caledonia, al ritorno trionfale in Francia.

Nove voci di passionarie, educatori, attivisti, utopisti concreti che ridanno vita alla storia di un’idea di insubordinazione permanente e di incoercibile ricerca della libertà.