Prefazione alla nuova edizione di ‘Piacere, dolore, potere’

Jean-Manuel Traimond

2024-06-04

INDICE DEL LIBRO:

Prefazione alla nuova edizione // PARTE PRIMA IL SADOMASOCHISMO CONSENSUALE // CAPITOLO PRIMO Fratelli nemici? // CAPITOLO SECONDO Glossario // CAPITOLO TERZO Negoziazione // CAPITOLO QUARTO Segnali di sicurezza // CAPITOLO QUINTO Empatia del carnefice // CAPITOLO SESTO Colpi di scena, scena dei colpi // CAPITOLO SETTIMO Problemi dei Dominanti // CAPITOLO OTTAVO Problemi degli switchs // CAPITOLO NONO Problemi dei sottomessi // PARTE SECONDA DAL DOLORE AL PIACERE // CAPITOLO DECIMO Fattori tecnici I // CAPITOLO UNDICESIMO Fattori tecnici II // CAPITOLO DODICESIMO Fattori emotivi, o il dolore non è la sofferenza // CAPITOLO TREDICESIMO Regressione infantile: pannolini e altre macchine per viaggiare nel tempo // CAPITOLO QUATTORDICESIMO Il sadomasochismo è una psicoterapia? // CAPITOLO QUINDICESIMO Variazioni sul sacrificio // CAPITOLO SEDICESIMO Il sadomasochismo può essere praticato in permanenza? // CAPITOLO DICIASSETTESIMO Che cos’è il masochista? Nulla. Che cosa vuol essere? Tutto // PARTE TERZA SADOMASOCHISMO E SOCIETÀ // CAPITOLO DICIOTTESIMO Breve storia della dominazione erotica // CAPITOLO DICIANNOVESIMO Il sadomasochismo organizzato, particolarità occidentale // CAPITOLO VENTESIMO Un affare da ricchi? // CAPITOLO VENTUNESIMO Religione // CAPITOLO VENTIDUESIMO Militarismo // CAPITOLO VENTITREESIMO Fantasma e realtà // CAPITOLO VENTIQUATTRESIMO Un po’ di humour in questo mondo di bruti // Bibliografia // Ringraziamenti

Da quando questo libro è stato pubblicato per la prima volta, sono cambiate molte cose. La percezione dell’universo BDSM1 a poco a poco non viene più ridotta a due modi altrettanto dannosi di ritrarlo: da un lato la caricatura, da cui la pubblicità trae ampio profitto, e dall’altro, in maniera più insidiosa, la pornografia, che ne mette in scena solo le fantasie, senza rappresentare, quindi, la negoziazione preventiva, le liste di controllo, la prevenzione dei danni fisici e psicologici, il codice di sicurezza, l’aftercare22, cioè le tutele che permettono a chi lo pratica di non finire dietro le sbarre o in un letto di ospedale. Si comincia, invece, a comprendere che praticare una delle molteplici forme del BDSM possa permettere di realizzare fantasie pericolose evitando il rischio, per le persone dominanti, di avere conseguenze legali e, per le persone dominate, di ritrovarsi con mutilazioni e traumi, o di essere vittime di sfruttamento.

Da un punto di vista anarchico, in questo modo molte persone attirate da istituzioni riprovevoli come la Chiesa o l’Esercito possono oggi assecondare la loro attrazione per la disciplina senza dover prendere parte ad attività ben più nocive.

Per quanto invece riguarda una percezione più corretta del lato ludico e terapeutico del BDSM – un aspetto su cui è importante riflettere, sebbene sia meno analizzato – l’attenzione va rivolta all’idea di identità.

Nel BDSM, l’identità è allo stesso tempo un concetto, una struttura, una precondizione, un gioco e una forma di piacere. Il buon BDSM, quello praticato in sicurezza sia fisica sia psicologica, è sempre in parte paragonabile al teatro. E cos’è il teatro se non un costante interrogare la natura dell’identità, un meraviglioso gioco di scambio, in primo luogo degli attori, che ne adottano una nuova, poi del pubblico, che sceglie di assumere temporaneamente il ruolo dello spettatore ingenuo, e infine dei personaggi delle rappresentazioni, che molto spesso, come accade per esempio nel vaudeville, assumono diversi ruoli e si trovano di fronte a sfide che li costringono a confermare, o negare, la loro identità. Chi è Antigone? Una suddita del re o una sorella fedele? Chi è Romeo? Il discendente della famiglia Montecchi o il fidanzato di una Capuleti?

Anche nel BDSM la flessibilità, o la rigidità, dell’identità sono centrali. Chi è Pierrette? La signora Dupont, un’impiegata di categoria C della previdenza sociale di Limoges, o Lady Kruelle, una dea feroce? Chi è Joseph? L’amabile fiorista di Caen, o Rose d’Amour, un intrigante fiore che rudi maschi con stivali neri e borchiati possono cogliere e maltrattare? Chi pratica il BDSM ha già avuto modo di intuire ed esperire nel concreto questa nozione. Oggi questo concetto è stato anche esplicitato e teorizzato.

Ma la società nel suo insieme farebbe bene a esaminare gli alias e gli avatar del BDSM, perché molti mutamenti politici e molte atrocità militari sono in parte causati dagli stravolgimenti dell’identità propri dell’epoca moderna, in particolar modo dall’avvento di Internet. Nel 1823 poteva essere un problema appartenere a una o all’altra tribù dei Peul, a uno o all’altro clan di Beduini, essere un Hmong e abitare in vallate lungo il confine laotiano, ma non si trattava di problemi che riguardavano l’identità. Nel 2023, chi è un’iraniana di Teheran figlia di un’avvocata e di un ingegnere? Chi è un’iraniana delle montagne figlia di contadini poveri? Chi è una giovane di Dubai studentessa a Stanford? E soprattutto, chi sono le altre ragazze iraniane e di Dubai che incontrano? Nel mondo intero siamo passati, o stiamo passando, da società in cui il patriarcato è estremamente rigido e non viene messo in discussione ufficialmente, a società in cui il patriarcato è molto più mascherato, ma ufficialmente è scomparso (d’altronde si sa che la teoria è una cosa e la realtà un’altra). Questo cambiamento epocale suscita timore in milioni, se non miliardi, di persone. Basti guardare i punti in comune tra Bolsonaro, Putin, Modi, Orbán, Kim, Xi Jinping, Meloni, i sostenitori del movimento MAGA negli USA, i mullah, i dittatori africani, ecc. Il primo è il terror panico sollevato dall’improvvisa visibilità del movimento LGBTQ+, i cui membri sono accusati di tutti i vizi, oltre a essere definiti con termini già utilizzati a suo tempo dai nazisti contro gli ebrei: «elementi patogeni», «individui immorali», «pervertiti», «mostri», «nemici dell’umanità e della civiltà». Il secondo è l’intransigente volontà di «rimettere le donne al loro posto», espresso da milioni di donne, tra cui Sarah Palin, Giorgia Meloni, ecc.

In altre parole, l’identità maschile, nel suo senso più patriarcale, e alcune identità femminili, anch’esse patriarcali, sono viste come specie in via d’estinzione. E questo provoca delle reazioni di aspra violenza, come ad esempio nel caso dei miliziani di Daesh o dei neonazisti russi.

Che cos’ha dunque il BDSM da insegnarci riguardo all’identità? È molto semplice. Fino a poco tempo fa, l’identità era vista, più o meno universalmente, come data dalla collettività alla quale si apparteneva: la tribù peul, il clan beduino, la valle hmong, la nobiltà francese, il villaggio arawak.

Le identità scelte erano rare e necessitavano dell’approvazione della comunità: sciamani, suore, ecc.

Oggi, le destre estreme di tutto il mondo, e buona parte delle destre più moderate, si rifugiano disperatamente nella nozione di identità data. Data dalla collettività agli individui. Siamo francesi, americani, russi, punto e basta. E siamo un uomo o una donna. In mezzo non c’è niente e soprattutto non c’è nessuna interpretazione individuale di ciò che è «uomo» o «donna».

Poi, in alcuni casi, a sinistra, e soprattutto nelle sinistre radicali, si diffida delle identità date. Si sa che affermare «ci sono i francesi» è servito a sfruttare i non francesi e che affermare «ci sono i tedeschi» è servito a sterminare gli ebrei, i gitani, gli omosessuali e altri; dunque, si tende ad affermare che le sole identità valide siano le identità scelte.

Il BDSM mostra che l’identità, come il linguaggio, può essere data e scelta. La lingua francese mi è stata data: non l’ho inventata, non l’ho scelta. È in francese che sono diventato un essere umano capace di comunicare con gli altri esseri umani, ma sono io a scegliere le parole che uso, le frasi che uso. Seguo certamente le regole (date) della grammatica, ma in generale decido io cosa dire.

La stessa cosa vale per l’identità: chi sono io?

Identità data: un essere umano, non un marziano; un figlio, un nipote, un fratello, uno zio; un europeo e un francese per nascita (è un fatto piuttosto involontario la nascita…); un francofono per istruzione.

Identità scelta: un parigino, un cittadino, uno scrittore, un anarchico, uno scapolo senza figli, un membro della federazione anarchica, un conduttore di Radio Libertaire. Questo tipo di descrizione si applica a tutti gli esseri umani. Affermare che l’identità è solamente data o totalmente scelta significa non muoversi nella realtà.

È quindi necessario fare ricorso alla tolleranza di fronte alle identità altrui, ma è anche assolutamente necessario usare un grano di sale, o meglio un’intera saliera, nella scelta delle identità che presentiamo agli altri.

Che questo bell’insegnamento del buon BDSM possa entrare a far parte della saggezza condivisa di una buona umanità!

Note alla Prefazione


  1. Acronimo inglese di Bondage, Domination, SadoMasochism.↩︎

  2. Dopo una seduta, il tempo necessario per discutere, analizzare, consolare, eventualmente fasciare, massaggiare, coccolare e così via. In italiano, la traduzione letterale sarebbe: cura a posteriori.↩︎