Prefazione a ‘Dallo Stato alla comunità il mondo di domani’

John P. Clark

2023-02-22

traduzione di Andrea Aureli.

INDICE DEL LIBRO:

Prefazione // CAPITOLO PRIMO Alla ricerca della comunità impossibile // CAPITOLO SECONDO Micro-ecologia delle comunità: verso una teoria dell’organizzazione dal basso // CAPITOLO TERZO Il bene comune: Sarvōdaya e l’eredità gandhiana // CAPITOLO QUARTO Il dono della speranza: Sarvōdaya Shramadana // CAPITOLO QUINTO Omaggio alla Lacandonia: la politica del cuore e dello spirito in Chiapas // CAPITOLO SESTO Insegnamenti della rivoluzione del Rojava // CAPITOLO SETTIMO Le basi comunitarie della trasformazione sociale // CAPITOLO OTTAVO Cosa stiamo aspettando? A proposito di utopia

I pensieri, le riflessioni e le analisi che seguono fanno parte di una ricerca che intende tracciare i contorni di una comunità libera, ovvero di una comunità che sia al contempo di liberazione e solidarietà, di risveglio e cura. Una ricerca tuttora in corso volta a esplorare la storia e il significato della comunità libera, le condizioni della sua realizzabilità e gli ostacoli che vi si frappongono. La speranza è che tale impresa possa aiutarci a diventare non solo creatori ma anche membri di una comunità libera.

Il primo e il secondo capitolo si concentrano su un inquadramento teorico delle tesi sostenute nel libro, il quale tuttavia si occupa prevalentemente degli esperimenti concreti che hanno portato alla creazione di comunità libere e degli specifici insegnamenti che possiamo trarre da quelle esperienze. Uno degli errori fatali commessi dai movimenti tesi a una trasformazione sociale di tipo libertario è stato quello di non aver prestato la dovuta attenzione agli esperimenti pratici che hanno affrontato nel loro complesso gli aspetti legati al vivere collettivamente in modo libero, giusto e fraterno. Se ne potrebbe concludere che i movimenti libertari non abbiano adeguatamente assorbito quello che il grande geografo-filosofo anarchico élisée Reclus ha chiamato «lo spirito associativo».

Uno spirito di questo tipo è pervaso da un forte senso del «qui e ora» che spinge a trasformarci collettivamente in esseri sociali liberi, quanto più e quanto prima possibile. Per raggiungere un tale obiettivo, questo spirito, questa spinta, deve esprimersi «a tutto tondo», in particolare attraverso la creazione non solo di contro-istituzioni liberatorie, ma al contempo di un ethos, di un immaginario e di una razionalità sociali anch’essi intrinsecamente liberatori; ovviamente senza trascurare l’importanza di trasformare in parallelo la materialità sociale, ovvero la matrice ecologica (fisica, chimica, biologica) da cui queste altre sfere non sono separabili.

E dobbiamo essere noi stessi ad apprendere come farlo. Aspetto con ansia il giorno in cui il movimento per il comunitarismo libertario avrà pienamente sviluppato quello che Élisée Reclus ha chiamato «il sistema dell’educazione integrale», l’unico che ci possa introdurre alla teoria e alla pratica delle comunità libere. Abbiamo bisogno di creare scuole di libertà: università, istituti, scuole libere e, nella grande tradizione anarchica, «atenei», centri di quartiere dedicati all’apprendimento pratico e politico dove condividere le nostre esperienze, studiare le esperienze altrui (nel tempo e nello spazio) e riflettere in modo critico su ciò che impariamo da queste esperienze, così da poter creare, autonomamente e collettivamente, comunità libere.

Nei capitoli che seguono verranno esaminate, nelle loro diverse scale e strutture, le tante forme con cui le comunità libere si sono espresse. Gli esempi presentati includono i gruppi di affinità, le comunità di base, le comunità intenzionali, le cooperative di produttori o di consumatori e alcuni vasti movimenti per il mutamento sociale come Sarvōdaya in India, lo zapatismo in Chiapas e l’autonomia democratica nel Rojava.

La mia speranza è che questo libro venga considerato soprattutto come una fonte di idee e ispirazione per mettere in pratica esperimenti concreti di comunità libera a ogni livello, da quello personale e locale a quello regionale e globale. In altre parole, rimanda a quello che potremmo chiamare l’imperativo comunitario di base: «Fallo qui e ora!». Tutto quello che segue dovrebbe quindi essere letto sotto questa luce: come posso utilizzarlo per creare qualcosa di simile qui e ora?

D’altronde, ci sono motivi di urgenza che spingono a creare comunità libere. Innanzitutto perché, in generale, senza un senso di urgenza, senza un senso di intenso desiderio e bisogno (proprio dello spirito creativo), il radicalmente nuovo e il radicalmente buono raramente emergono. Ma quel senso di urgenza che spinge a creare il nuovo ha a che vedere anche con la nostra condizione di precarietà esistenziale. In un mondo di negazione e disconoscimento, noi dobbiamo avere sempre ben presente la nostra collocazione attuale nella geo-storia. Dobbiamo sempre pensare e vivere come se fossimo in un periodo di profonda crisi sociale ed ecologica. Come in effetti è. Dobbiamo pensare e vivere come se fossimo nel mezzo della sesta grande estinzione di massa, come se fossimo di fronte alla catastrofe climatica, come se fossimo di fronte alla minaccia incombente di un collasso della biosfera. Come in effetti è.

Per la prima volta nella storia della nostra specie, noi siamo, in quanto comunità umana, di fronte alla sfida di cambiare consapevolmente il corso della geo-storia. Ora sappiamo che l’arché, il principio e la pratica del dominio, ha fallito a ogni livello in cui si è affermato, da quello personale a quello sociale, da quello ecologico a quello geologico. È arrivato il momento di ricreare noi stessi e le nostre comunità attraverso la pratica dell’an-arché, del non-dominio, ovvero del mutuo appoggio tra tutti gli esseri viventi.

Dobbiamo quindi uscire dal Necrocene, quest’era di morte che si è estesa sull’intero pianeta, e accedere a una nuova era di rinascita e rigenerazione che potremmo chiamare Poetocene, la nuova era della creatività (poësis). Solo così i poteri creativi di ogni persona e di ogni comunità, sia umana sia più-che-umana, saranno liberati, insieme ai poteri creativi di quella grande dispensatrice di vita che è la Terra.